Claudio Lolli: salvarsi la vita con la musica
 

 

   

   

   

   

   

   

   

 

Titolo articolo: Claudio Lolli ha rivisto degli zingari felici

Data: 21/10/2003

Fonte: canale rock progressive di www.supereva.it

Testo
Claudio Lolli ha rivisto degli zingari felici
Il cantautore bolognese sta rivivendo una seconda giovinezza. Sono stati pubblicati contestualmente tre opere che lo riguardano: un film, una biografia letteraria ed il remake del suo mitico album del 1976: "ho visto degli zingari felici"...

“Non l’ho cercata, sono stato cercato dalla musica”, dice il cantautore bolognese Claudio Lolli davanti alle cineprese del regista Salvo Manzone. Il suo film “Claudio Lolli: “salvarsi la vita con la musica” è un documentario-ritratto genuino sull’artista, sulla sua grande umanità,sulla sua complessità e semplicità allo stesso tempo.
Lolli – pietra miliare della “canzone impegnata” italiana - a trent’anni di distanza dal suo primo disco, sta rivivendo una seconda giovinezza. Dopo anni di silenzio è tornato al centro dell’attenzione. Sono stati pubblicati contestualmente tre opere che lo riguardano: il film per l’appunto, una biografia letteraria (“La Terra, la luna e l'abbondanza” del giornalista Jonathan Giustini, con in allegato un cd-live di dieci brani) ed il remake di un suo disco-capolavoro del 1976 “Ho visto anche degli zingari felici” che ha riproposto con la band calabro-emiliana “Il parto delle nuvole pensanti” ed il chitarrista abruzzese Paolo Capodacqua.
Ma ha ragione, tutto questo interesse non l’ha cercato. A ritornare sul palcoscenico l’aveva sollecitato Capodacqua che aveva riarrangiato per chitarra i brani più celebri del passato. A riproporre ora il suo disco del 1976 l’avevano spinto Giustini ed il discografico Rambaldo degli Azzoni (patron della vivace etichetta di Orte “Storie di Note”).
Ma già nel 1972 il suo primo disco, “Aspettando Godot”, era nato su una sollecitazione di un altro grande cantautore bolognese, Francesco Guccini, che l’aveva ascoltato in un locale e ne era rimasto impressionato. Sì, è la musica a cercare Lolli.
La riproposizione del suo appassionante disco-remake (con una lunga suite) era nato dal precedente album “Dalla parte del torto” del 2000. In quel disco era contenuta anche la lettura della poesia “Riascoltando degli zingari felici” di Gianni D'Elia (tratta dal suo libro “Sulla riva dell'epoca”): “Claudio, sapessi/ quanta malinconia/ nell'attacco arioso del sax/ quanta via/fatta dagli anni della nostalgia/ quanta vita/ riemersa ma vaga/ una sola fitta strana/ uno struggimento/ nel movimento ampio del sax/ che risoffia la sua fiammata/ e riapre la ferita d'ogni giornata/... Claudio, ricanta la nostra canzone”.
La “rilettura” di “Ho visto anche degli zingari felici" è davvero esaltante con quel sax micidiale che salta fuori, nella title track, quando meno te l'aspetti...
Il cantautore ad un certo momento della sua vita aveva deciso di abbandonare, di fare altro. L’insegnamento in un liceo di italiano e latino, la famiglia. Quasi aveva dimenticato i testi delle sue canzoni che oggi, nel riproporle, deve leggere.
Ma la musica l’ha rivoluto, l’hanno rivoluto le vecchie e nuove generazioni di “lolliani”. Ed il film di Manzone si chiude su una considerazione (paradossale ma non tanto) del chitarrista Capodacqua: “Lolli non esiste è una figura dell’immaginario di tutti i lolliani”. E’ così; delle sue canzoni di impegno politico, passioni, sentimenti non si può fare a meno. Canta Claudio Lolli: “Quello che volevo raccontarti non lo so, o forse non me lo ricordo”... “Ci sono due tipi di musica – dice Lolli – quella che ti consola e quella che fa venire dei dubbi nella vita della gente. Io ho voluto proporre quest’ultima”. La musica l’ha rivoluto ma non ha sconvolto la sua vita e resta ad insegnare nel suo liceo Leonardo Da Vinci.
“Attraversa la sua Bologna – annota Jonathan Giustini nella sua biografia - Sale lentamente i novanta gradini che lo conducono nel suo storico appartamento di via Indipendenza, dando sempre l'impressione che non riesca ad arrivare in cima, che gli manchi improvvisamente il fiato, che qualcosa si spezzi silenziosamente in lui. Ma poi arriva al termine della salita. Abita in alto. Apre la porta e rientra nel suo mondo. Tra la sua famiglia. Discreto e tenace”.

Gaetano Menna



link: http://guide.supereva.it/musica_progressive/interventi/2003/10/144087.shtml

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