Salvare un coniglio da morte sicura

Oggi abbiamo mangiato un coniglio che puzzava. Sì, lo so, non si dovrebbe fare. Si dovrebbe essere vegetariani, lo so. Ma sempre meglio mangiarlo che buttarlo, almeno è servito a nutrirci.
L’episodio è banale, ma lo racconto. Perché combattere lo spreco alimentare significa anche compiere questi gesti poco “civilizzati”: mangiare della carne che comincia leggermente a puzzare. E non rimandare il problema, visto che non può che peggiorare.

Io e il mio coinquilino, mani al fianco e muso pronunciato, guardavamo e annusavamo il coniglio con aria dubitativa. Il coniglio dal canto suo non si muoveva. Cercavamo di aguzzare i nostri sensi impoveriti dalla civilizzazione: incapaci di sentire e capire con l’odorato ciò che è buono o meno per il nostro stomaco.
In genere siamo schiavi delle date di scadenza delle quali siamo obbligati a fidarci. E quando queste non ci sono, perché il prodotto è stato acquistato al mercato, siamo smarriti!
Ma non volendo fare la figura dei conigli, ci siamo lanciati!
Forno a 180° e via con la preparazione: tagliare la cipolla, pelare le patate, fare a pezzi il coniglio.
Così l’abbiamo salvato da questa sua seconda e stupidissima fine che sarebbe stata la spazzatura. E per fortuna, visto che era delizioso.

Questo esempio fa parte di un soggetto molto più vasto, che riassumo in un paradosso: l’igiene forse salva l’uomo, ma di sicuro sta distruggendo la natura!
Tutti gli oggetti monouso, gli imballaggi per le confezioni monodose, le date di scadenza, tutte le vere e soprattutto finte precauzioni per l’igiene umana sono solo una scusa usata dal marketing per l’iper-consumismo. Che ha generato un’esagerata e distorta preoccupazione dell’uomo moderno rispetto all’igiene. Distorta perché non è la carenze di igiene che genera la maggior parte delle patologie attuali.
Sono i mali del pianeta che provocano molte delle malattie dell’uomo. Che muore di cancro causato dai prodotti tossici rilasciati nell’ambiente, dall’inquinamento atmosferico, dagli inceneritori, dalla plastica che rilascia particelle sconosciute.
Quindi di cosa dobbiamo preoccuparci oggi: dell’igiene o della salute del pianeta, da cui dipende la nostra salute ?
Istintivamente, salvare il coniglio era già per me un gesto “sacro” perché conforme alla mia ancestrale cultura siciliana per la quale è proibito buttare il cibo. Sarebbe stata un’empietà non gradita al dio dei conigli.
Significava inoltre affermare il mio principio igiene vs rifiuti, fin quasi all’estremo, ad una prova di forza, ad una sfida, anche rischiosa, dello spirito e dello stomaco! Il rischio che bisogna prendere per ricordarsi sulla propria pelle di non esagerare con gli acquisti di cibo (soprattutto carne), di non cedere alle tentazioni della sovrabbondanza.

Quindi i discorsi sullo spreco alimentare diventano formali se non si ha il coraggio di ammazzare il coniglio… che è in noi!
Il coniglio che ha paura di una data stampigliata su un imballaggio.
Il coniglio che ha paura di un po’ di cattivo odore richiuso in un confezione di plastica (che non fa traspirare i cibi)
Il coniglio che ha paura persino di perder tempo a mettersi ai fornelli per consumare davvero quel cibo che il consumismo ci spinge soltanto a comprare!

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