Sviluppo della parte francese

Ritornando a Parigi, da una Palermo, dove la spazzatura è visibile nelle strade, immagino che la soluzione si trovi in Francia, dove tutto funziona bene, dove gli spazi pubblici sono puliti e dove la modernità illuminista impera.

Ma oramai non vedo più le cose nella stessa maniera. Ora non mi basta più che la mia spazzatura “scompaia” dalla mia casa, ma mi chiedo dove vada a finire.

Il sacchetto dei rifiuti va dalla mia spazzatura al contenitore comune del condominio, che poi viene portato fuori dal portiere e raccolto dal camion dei netturbini. Finisce in un centro di trattamento e, poi, nell’inceneritore di St. Ouen. Così il mio sacchetto diventa fumo e viene respirato dal mio amico Nicholas che abita giusto accanto…

Partecipando ad un incontro del CNIID, un’associazione indipendente che si impegna per la riduzione alla sorgente dei rifiuti e della loro nocività, mi rendo conto che, nell’apparentemente efficiente raccolta differenziata parigina, la raccolta dell’umido è drammaticamente assente, “scopro” la politica nefasta degli inceneritori che obbliga a produrre spazzatura e mi accorgo che, anche in Francia, quando c’è stato lo sciopero dei netturbini a Marsiglia e Sète, si potevano vedere rifiuti laddove non si vorrebbe vederli…

Sébastien Lapeyre, il giovane direttore del CNIID, mi racconta delle sue battaglie, insieme con il Collectif 3R , contro il nuovo progetto d’”incinérateur” d’Ivry sur Seine. Insieme hanno persino elaborato un piano alternativo a quello di SITCOM, la società che gestisce gli inceneritori della regione parigina (Ivry, Issy les moulineaux, St Ouen), ma la battaglia sembra persa…

Con Sébastien entriamo subito in sintonia: vediamo i rifiuti nello stesso modo, siamo contro il greenwashing e il recupero fittizio di un processo naturale con il solo scopo di venderne uno industriale, e siamo invece per la decrescita…

Confrontandomi con alcuni miei vecchi amici, scopro che anche loro si sono occupati e si occupano di spazzatura e inceneritori:

Michel Fizbin, un amico de la télé libre Zalea TV,  da un po’ di anni si è trasferito in provincia, à Chinon. Ma abita vicino un “incinérateur de déchets” e milita attivamente contro la costruzione di un nuovo più vasto impianto e per la chiusura di quello esistente. Organizza delle manifestazioni cittadine e usa delle tecniche di disturbo pacifiche per cercare di attirare l’attenzione della stampa. Per esempio, fa dei tag sui muri dell’inceneritore ed entra improvvisamente nel loro sito facendo quelle che chiama delle “visites d’inspection citoyenne”. E per tutte queste azioni è stato fermato e interpellato più volte dalla polizia.

Sébastien mi presenta anche Gérard Bertolini, direttore di ricerca in economia del CNRS di Lyon, che da anni è ossessionato dai rifiuti e ne ha fatto il suo soggetto di studi sotto diversi punti di vista.

Tramite amici siciliani impegnati nell’antimafia, incontro anche Fabrice Rizzoli: politologo Presidente dell’ONG Flare France, che mi racconta il ruolo delle mafie nella gestione dei rifiuti a Napoli e in Sicilia.

Insomma, anche a Parigi mi introduco nel “petit monde des déchéticiens”, ecologisti ossessionati da come ogni cosa possa trasformarsi in rifiuto oppure no…

Allora neanche in Francia le cose funzionano veramente secondo dei veri principi ecologici, e dietro questa efficienza si nasconde un business, pulito rispetto a quello della mafia, ma sempre anti-ecologico.

Quindi cosa hanno in comune la pulizia di Parigi e la sporcizia di Palermo? Dietro due apparenze così diverse c’è sempre un business. Dal lato italiano, come tutti sanno, ci sono le speculazioni dell’amministrazione e della mafia, dal lato francese invece l’impresa “pulita” degli inceneritori. In entrambi i casi non si pensa a rispettare il ciclo degli oggetti e la natura… ma a far soldi.

Queste scoperte e riflessioni inducono dei cambiamenti del mio comportamento quotidiano a Parigi..

Promuovo il compostaggio dei rifiuti alimentari nel mio condominio, decido di lasciare da parte il comodo supermercato per fare la spesa al mercato bio. Svuotando la mia cantina, invece di portare i cosiddetti rifiuti ad un centro di raccolta comunale, li propongo prima ad una ressourcerie nel 18°, dove cerco trovare d’occasione tutte le cose di cui ho bisogno prima di decidermi a comprarle nuove.

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