Soggetto

Gli oggetti diventano rifiuti, perché così decidiamo di chiamarli e di fabbricarli. Per raccontare il nostro rapporto con le cose, diventate oggetti di consumo, e di come “si trasformano”, e per esplorare la tesi paradossale e provocatoria che la spazzatura non esiste, procedo a ritroso, partendo da quello che è sotto gli occhi di tutti: l’Emergenza rifiuti a Palermo.

Il percorso umano che porta alla “presa di coscienza” di un ecologista può essere suddiviso in 3 tappe fondamentali: l’informazione critica, la presa di coscienza e l’azione individuale e collettiva.

Il personaggio si muoverà in questo mondo di scarti, raccontando la sua storia, le sue ossessioni per l’uso ragionevole degli oggetti e le sue fantasiose dimostrazioni, attorno a questo problema presunto. Cercando questo esempio di ecologista, che doveva risultarmi il più vicino e conosciuto possibile, ho capito che potevo e dovevo essere io stesso!

Oltre che ecologista, sono evidentemente un regista di documentari, ma ho anche una formazione da ingegnere e un approccio scientifico e globale rispetto a tutto ciò che studio. Sono nato a Palermo, ma dal 1997 vivo e lavoro a Parigi e talvolta a Palermo; doppia posizione che mi spinge molto spesso a confrontare le due città.

Voglio comunque sottolineare che anche se parto dalla mia esperienza e dai territori in cui vivo, il film rimanda alla problematica globale dei rifiuti e della loro Riduzione, Riutilizzo o Riciclo (le famose 3 R), che evidentemente riguarda tutti.

Come cittadino di due città così diverse come Parigi e Palermo, inizio con un parallelo sulla loro gestione degli RSU (Rifiuti Solidi Urbani).

Il documentario inizia sull’emergenza rifiuti in Sicilia per indagarne le cause e le responsabilità.

A Palermo, l’AMIA, l’azienda incaricata della gestione, è accusata di falso in bilancio e sta fallendo. Rimanda da anni l’attuazione di un serio piano dei rifiuti che includa una raccolta differenziata nella misura imposta dalla comunità europea. Quindi sembra agire in modo da saturare deliberatamente la discarica di Bellolampo il più rapidamente possibile, per poter imporre alla Regione Siciliana e ai cittadini inconsapevoli, la necessità della costruzione alle soglie della città di un megainceneritore, del quale è azionista.

L’indagine ci porta ad intervistare il liquidatore dell’AMIA, l’azienda municipalizzata di Palermo che gestisce i rifiuti,  l’Ing Lo Cicero, che però rimane sempre vago sulle vere responsabilità della cattiva gestione. “Le attività che venivano svolte in azienda non erano controllate …” dice, quasi senza rendersi conto che lui stesso in quando Direttore Generale del Comune di Palermo era responsabile di sorvegliare il buon funzionamento della municipalizzata.

Invece la situazione parigina è molto diversa e per certi versi opposta. La Mairie de Paris sembra fornire un servizio efficace e informa molto bene sulla raccolta differenziata, ma dà meno dettagli sugli inceneritori dei quali si parla molto in Italia e poco in Francia, dove sono però molto diffusi. Incontreremo dei cittadini che vivono vicino a questi impianti.

Nella seconda parte (la presa di coscienza) vorrei capire, cercando di andare al di là della cronaca e delle apparenze, che cosa sono veramente i rifiuti.

Definiamo rifiuto « tutte quelle sostanze o oggetti che risultano di scarto o avanzo alle più svariate attività umane.» (Wikipedia)

Anche in questo breve enunciato, si vede come non si tratti di una qualità intrinseca degli oggetti (un 5° stato della materia), ma solo di un’attribuzione umana. Quello che io chiamo « l’Incantesimo spazzatura ». La natura, invece, non fa rifiuti.

La nostra società è stata battezzata da diverso tempo come la società dei consumi, ma in realtà un appellativo più appropriato potrebbe essere quello di Società dei Rifiuti, visto che il prodotto ultimo di questa economia sono evidentemente quelle cose che chiamiamo universalmente rifiuti.

L’Incantesimo spazzatura ha quindi lo scopo di supportare lo sviluppo economico del consumismo che, in maniera dissimulata, non si basa sulla produzione di veri beni (che sarebbero destinati a durare nel tempo), ma di spazzatura che deve sparire per lasciare il posto ad altri oggetti di consumo.

Un effetto perverso di questo gioco di prestigio è anche quello della trasmutazione da bene di consumo individuale a qualcosa di collettivo. Un istante prima di questo incantesimo, un oggetto è assolutamente nostro e noi ne difenderemmo il possesso in base al sacrosanto principio della proprietà privata. Ma un secondo dopo, dopo averlo buttato e dichiarato rifiuto, concerne semplicemente il dominio pubblico e alimenta l’incombenza collettiva dello smaltimento dei beni-rifiuti, operato a danno dell’ambiente.

Per ricostruire la Storia della Spazzatura come fenomeno antropologico incontrerò l’antropologo Franco La Cecla, mentre per collocare la questione in una dimensione linguistica si userà l’intervento del linguista Antonio Lavieri.

Come transizione verso la terza parte, cerco di approfondire nuove idee, come la Strategia Rifiuti Zero di Paul Connett.

Specialista nel trattamento dei rifiuti, Connett viaggia in tutto il mondo da molti anni per diffondere il suo approccio rivoluzionario e convincere che questa strategia Rifiuti Zero sia una risposta, ben più pertinente dell’incenerimento, allo smaltimento e riduzione dei rifiuti urbani. Benché ci si voglia illudere che grazie a questo “fuoco purificatore”, rappresentato dall’inceneritore, ci si possa sbarazzare di quel che ci disturba senza che nulla rimanga, in realtà sappiamo bene che “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Parteciperemo ad una delle conferenze che il professore americano dà all’università d’Ingegneria di Palermo e poi in privato ad una conversazione che verterà soprattutto su due dei tanti punti su cui si basa la sua filosofia: “I rifiuti sono un errore di sistema” e la responsabilizzazione dei cittadini.

Nella terza parte, dalla conoscenza teorica passerò alla scoperta di esperienze alternative e di azione individuale.

In Sicilia, mi avvicino a diversi gruppi di ambientalisti (comitato “No Inceneritore” e il gruppo “Rete Rifiuti Zero”), realizzando con loro diversi video di manifestazioni, conferenze e clip divulgativi.

Un fenomeno marcatamente siciliano sono i cenciaioli, che si rifanno al passato povero della Sicilia, ma che hanno continuato a lavorare nell’ombra e, in questi ultimi anni, sono saliti alla ribalta delle cronache locali. Il loro lavoro consiste nel frugare nei cassonetti per recuperare il ferro (per questo sono detti ferrivecchi) o altri oggetti ancora utilizzabili (robivecchi). Paradossalmente, l’emergenza rifiuti ha reso però fuori legge il loro lavoro. Seguirò quindi le loro vicissitudini, in particolare di Gabriele Dulcetta,  coraggioso e battagliero giovane leader della cooperativa APAS, costituitasi per cercare di continuare a lavorare in un quadro legale.

Davanti ad una spiaggia deturpata dalla spazzatura, ricordo di uno spettacolo su una forte e originale leggenda siciliana: Il mito di Colapesce.

Un contastorie ci racconta la leggenda di Colapesce: “Nicola detto Colapesce è un ragazzo ambientalista ante litteram, che si sacrifica per salvare la Sicilia. Era famoso per la sua grande passione per il mare e le esplorazioni subacquee. Anche il Re di Sicilia, Federico II, volle sperimentarne le capacità. Quando il re lo mise alla prova, gettando un anello in acque profondissime, Colapesce non riemerse più. Secondo la leggenda, scendendo in profondità Colapesce aveva visto che la Sicilia posava su tre colonne, una delle quali era corrosa, ed aveva deciso di restare sott’acqua, sorreggendo la colonna per evitare che l’isola sprofondasse.”

Alla fine di ogni episodio mi reco in una spiaggia della costa siciliana e, rivolgendomi a questo personaggio immaginario scomparso nelle profondità del Mar Mediterraneo, rifletto sui vari soggetti trattati, dalla disastrosa situazione ambientale siciliana alle possibili soluzioni.

Nell’ultima sequenza, mi trovo nella bella spiaggia del golfo di Mondello, stanco e disperato, alla ricerca di una vera soluzione. “Vorrei che Colapesce potesse tornare per aiutarci…” mi dico… e vedo un puntino che affiorava dalla superficie del mare. Questo puntino diventa un essere umano che si avvicina alla costa e quindi immagino sia Colapesce che stia infine arrivando per salvare nuovamente la Sicilia. Ma quando quest’uomo arriva sulla spiaggia, si vede che ha la mia stessa faccia!

Il significato di questo epilogo inaspettato, puramente visivo, è che noi ci aspettiamo sempre, soprattutto nel caso dei problemi ambientali, che la soluzione venga dal di fuori a salvarci. Invece la soluzione siamo noi. Noi dobbiamo cambiare il nostro comportamento e soprattutto il nostro rapporto con la natura e il pianeta terra.

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